L’autoritratto è
#comunicazionevisivaPrima si disegnava il proprio autoritratto o si scattava una foto che rappresentava al meglio la propria personalità. Oggi gli strumenti digitali hanno moltiplicato le possibilità di rappresentarsi diventando quasi delle icone di noi stessi (
#memoji #animoji #avatar).
#Andywarhol moltiplicava i volti di personaggi famosi come accadeva all’epoca ai prodotti di consumo, riprodotti in serie: il risultato era un’immagine spersonalizzata, un’icona. Dal culto delle immagini siamo arrivati al mercato delle immagini: nascono siti che usano illegalmente i volti di altre persone di cui rubano l’identità.
André Adolphe Eugène
#Disdéri ha intuito le potenzialità degli autoritratti, vendendoli a un prezzo conveniente, e ne ha favorito il consumo di massa. Ai suoi tempi, le persone avevano un solo autoritratto stampato su un cartoncino in tasca da scambiare con amici, oggi dentro il telefono ne abbiamo mille e più versioni.
L’autoritratto è sempre stato un strumento di comunicazione, nel passato e oggi sempre di più. Nel marketing e nella pubblicità ogni testo è accompagnato da una foto. I post sono una combinazione di parole ed elemento visivo: quanto più l’immagine è attraente tanto più l’osservatore sarà invitato a leggere il testo. Si potrebbe dire che siamo stregati dall’immagini: grazie al potere dell’immagini un articolo di scarso valore diventa interessante e, viceversa, una foto sgranata e trascurata distoglie l’attenzione da un articolo che tratta, invece, un argomento importante.
L’autoritratto ha un enorme impatto: si crea un’empatia che porta l’osservatore a identificarsi con chi è ritratto. Quanto più il suo modo di essere è simile, tanto più tenderà a immedesimarsi in ciò che guarda.
#autoritratto#azionegrafica